LO SGUARDO DELLA POSTMODERNITà
«Tra trent’anni, americani, giapponesi, europei e i cittadini di molti altri paesi […] faranno probabilmente i loro acquisti pagando tutti con la stessa moneta. I prezzi non saranno più espressi in dollari, yen o marchi, ma in una valuta che potremmo chiamare fenice. Segnatevi la fenice per una data intorno al 2018 ed accoglietela quando arriverà»
Questo è ciò che riporta un articolo di The Economist del gennaio 1988, trentatré anni fa. Sono le parole di Sir Evelyn de Rothschild, allora presidente della rivista. Nel 2010 un report del Fondo Monetario Internazionale consigliava l’adozione di una moneta globale. Poi, sul finire del 2017, proprio allo scadere del termine prefissato dall’Economist, l’allora presidente dell’FMI, Christine Lagarde, ventilò la possibilità che una valuta digitale potesse rimpiazzare il dollaro come valuta di riserva mondiale. Nello stesso periodo un nuovo, e sorprendente fenomeno finanziario finiva sotto le luci della ribalta: Bitcoin.
Un incipit da pelle d’oca, soprattutto perché Rothschild profetizzava nel lontano ’88 ciò che sarebbe accaduto ai giorni nostri. Se negli articoli precedenti sono stati raccontati i fenomeni di Nft prima e, poi, delle cripto valute adoperate nel settore Real Estate, è ora il momento di portare a termine l’ampio discorso. In conclusione è interessante volgere lo sguardo al cambiamento sociale che la valuta digitale ha comportato.
Che il denaro abbia sempre avuto un consistente risvolto sociale è ovvio. Claude Lévi Strauss, che era convito che la moneta fosse una forma di linguaggio, disse che: “le parole e i soldi – insieme alle donne – sono i principali mezzi di scambio tra gli uomini e costituiscono la base della società”. Ma ancor meglio, Karl Marx, che la sapeva lunga su tali 2 argomenti, scrisse: «Nemmeno l’amore aveva fatto impazzire tanti uomini quanti ne erano impazziti scervellandosi sulla natura del denaro». Quanta verità in poche parole. È ancora così, a maggior ragione adesso con l’avvento della valuta digitale, con la smaterializzazione del “soldo”, della “roba” di Verga.
Il bitcoin è valuta principe del mondo Postmoderno, uno spazio in cui la realtà cede alla propria rappresentazione, le categorie forti si allentano, l’universale si invera nel trascendente o si dissolve nell’effimero. Le cripto valute, così volatili, immaginose e quasi demoniache per chi ne è ignaro, ed il loro utilizzo per comprare il “mattone”, la casa, la concretezza per eccellenza appare un po’ un controsenso.
Eppure, come è stato spiegato, ciò accade e sembra essere il trend del futuro. C’è un bel romanzo, del 2003, di Don DeLillo che si intitola Cosmopolis (dal quale è stato tratto l’omonimo film diretto e sceneggiato da David Cronenberg nel 2012). Il libro racconta la storia di un tycoon di enorme successo, che ha solo 28 anni, ma è anche un uomo di grande cultura e possessore di una mente matematica e iper-filosofica, come ci dimostrano molte sue riflessioni. L’autore illustra la nascita di una nuova era. È quella in cui regna il capitale puro: «Il denaro ha subito una svolta. La ricchezza è diventata fine a se stessa. Le enormi ricchezze sono tutte così. Il denaro ha perso la sua qualità narrativa, come è accaduto alla pittura tanto tempo fa. Il denaro parla a se stesso».
Dal 2003, anno di pubblicazione del romanzo, sono trascorsi quasi vent’anni, potremmo aggiungere che i soldi sono diventati ricchezza virtuale, registrata nei computer certamente, ma che nessuno possiede come si possiedono le cose, è intangibile, eppure esiste.
Il CEO di Twitter, Jack Dorsey, all’inizio del 2018 disse che «il mondo avrà una moneta unica, Internet avrà una moneta unica. Personalmente credo che sarà Bitcoin».
Ciò non è ancora accaduto. È vero, è possibile affittare una casa per le vacanze e pagarla in bitcoin, è possibile comprare una macchina e pagarla in cripto valute, è possibile comprare un appartamento e pagarlo in Dogecoin, ma ancora..è possibile possedere una versione digitale della Gioconda e pagarla in Nft.
Tutto ciò che nel vecchio mondo – perché è davvero così che dobbiamo chiamarlo – era statico e consistente ha mutato aspetto.
Il nuovo mondo è camaleontico, rapido, virtuale e le valute digitali ne sono l’esempio più lampante.
Questo è ciò che riporta un articolo di The Economist del gennaio 1988, trentatré anni fa. Sono le parole di Sir Evelyn de Rothschild, allora presidente della rivista. Nel 2010 un report del Fondo Monetario Internazionale consigliava l’adozione di una moneta globale. Poi, sul finire del 2017, proprio allo scadere del termine prefissato dall’Economist, l’allora presidente dell’FMI, Christine Lagarde, ventilò la possibilità che una valuta digitale potesse rimpiazzare il dollaro come valuta di riserva mondiale. Nello stesso periodo un nuovo, e sorprendente fenomeno finanziario finiva sotto le luci della ribalta: Bitcoin.
Un incipit da pelle d’oca, soprattutto perché Rothschild profetizzava nel lontano ’88 ciò che sarebbe accaduto ai giorni nostri. Se negli articoli precedenti sono stati raccontati i fenomeni di Nft prima e, poi, delle cripto valute adoperate nel settore Real Estate, è ora il momento di portare a termine l’ampio discorso. In conclusione è interessante volgere lo sguardo al cambiamento sociale che la valuta digitale ha comportato.
Che il denaro abbia sempre avuto un consistente risvolto sociale è ovvio. Claude Lévi Strauss, che era convito che la moneta fosse una forma di linguaggio, disse che: “le parole e i soldi – insieme alle donne – sono i principali mezzi di scambio tra gli uomini e costituiscono la base della società”. Ma ancor meglio, Karl Marx, che la sapeva lunga su tali 2 argomenti, scrisse: «Nemmeno l’amore aveva fatto impazzire tanti uomini quanti ne erano impazziti scervellandosi sulla natura del denaro». Quanta verità in poche parole. È ancora così, a maggior ragione adesso con l’avvento della valuta digitale, con la smaterializzazione del “soldo”, della “roba” di Verga.
Il bitcoin è valuta principe del mondo Postmoderno, uno spazio in cui la realtà cede alla propria rappresentazione, le categorie forti si allentano, l’universale si invera nel trascendente o si dissolve nell’effimero. Le cripto valute, così volatili, immaginose e quasi demoniache per chi ne è ignaro, ed il loro utilizzo per comprare il “mattone”, la casa, la concretezza per eccellenza appare un po’ un controsenso.
Eppure, come è stato spiegato, ciò accade e sembra essere il trend del futuro. C’è un bel romanzo, del 2003, di Don DeLillo che si intitola Cosmopolis (dal quale è stato tratto l’omonimo film diretto e sceneggiato da David Cronenberg nel 2012). Il libro racconta la storia di un tycoon di enorme successo, che ha solo 28 anni, ma è anche un uomo di grande cultura e possessore di una mente matematica e iper-filosofica, come ci dimostrano molte sue riflessioni. L’autore illustra la nascita di una nuova era. È quella in cui regna il capitale puro: «Il denaro ha subito una svolta. La ricchezza è diventata fine a se stessa. Le enormi ricchezze sono tutte così. Il denaro ha perso la sua qualità narrativa, come è accaduto alla pittura tanto tempo fa. Il denaro parla a se stesso».
Dal 2003, anno di pubblicazione del romanzo, sono trascorsi quasi vent’anni, potremmo aggiungere che i soldi sono diventati ricchezza virtuale, registrata nei computer certamente, ma che nessuno possiede come si possiedono le cose, è intangibile, eppure esiste.
Il CEO di Twitter, Jack Dorsey, all’inizio del 2018 disse che «il mondo avrà una moneta unica, Internet avrà una moneta unica. Personalmente credo che sarà Bitcoin».
Ciò non è ancora accaduto. È vero, è possibile affittare una casa per le vacanze e pagarla in bitcoin, è possibile comprare una macchina e pagarla in cripto valute, è possibile comprare un appartamento e pagarlo in Dogecoin, ma ancora..è possibile possedere una versione digitale della Gioconda e pagarla in Nft.
Tutto ciò che nel vecchio mondo – perché è davvero così che dobbiamo chiamarlo – era statico e consistente ha mutato aspetto.
Il nuovo mondo è camaleontico, rapido, virtuale e le valute digitali ne sono l’esempio più lampante.