TURISMO SENZA FINE
Dando per assodato che l’emergenza Covid sia stata, è, sarà un game changer, pare opportuno riflettere sui rovesci che esso potrà portare nel settore terziario. É andato affermandosi, nel corso del 2020, e persiste sulla scena un nuovo concetto: neverending tourism, una tipologia di turismo senza fine, capace di creare un engagement continuativo con gli utenti, a discapito dell’invecchiato modello di vacanza “mordi-e-fuggi”.
Si è ri-scoperto un mercato potenziale precedentemente soffocato dalle grandi strutture ricettive e dalle destinazioni turistiche di maggior popolarità. Infatti l’accento di questo nuovo approccio si pone sulla ri-scoperta e non sulla scoperta ex novo, poiché, a dire il vero, il concetto è molto antico: ne parlano degli scritti risalenti all’imperatore romano Marco Aurelio. Durante i suoi viaggi in Germania appuntava i propri pensieri su un taccuino che si sarebbe chiamato “A sé stesso”. In cui si recitava il celebre concetto del redire in se ipsum, tradotto in “ritirarsi in se stessi”. L’invito alla meditazione e alla seclusione, portatrice di pace e serenità, si traduce in epoca moderna nella ricerca del famoso “retreat”, luogo in cui poter ritrovare un contatto diretto con se stessi e con ciò che ci circonda. Riscoprire noi stessi e la nostra società. Questa è, a quanto pare, la medesima tendenza del mercato turistico post Covid.
Il concetto di neverending tourism pone quale condizione inequivocabile quella di uno storyliving basato sulla correlazione tra la realtà digital e human. Seppure termini apparentemente contrastanti, essi rappresentano l’odierna sfida del turismo senza fine. Una sfida che trova approdo proprio in quell’attenzione alla persona, suggerita dal redire in se ipsum, e che si risolve nella realizzazione di boutique esperienziali ad hoc.
Interrogativo comune a chiunque voglia avvicinarsi a questo nuovo trend è: in quale modo è possibile far coincidere una realtà digitale con l’aspetto umano, e di conseguenza esperienziale, di questa tipologia di viaggi? La risposta si riassume nella capacità di instaurare un engagement pre-vacanza, nella creazione di esperienze fruibili durante il soggiorno e, infine, nella proposta di un servizio di e-commerce post-viaggio.
È l’epoca dell’entertainment sotto ogni punto di vista. Il primo passo è quello di condividere contenuti digitali per attrarre gli utenti. L’impatto dell’emozione è una leva per la valorizzazione del territorio, quale espressione geografica sensibile. Di conseguenza sarà fondamentale suggerire prima della vacanza delle guide, siano esse di città, agriturismi, spiagge green o musei imperdibili, al fine di catturare l’attenzione dell’utente.
Durante il soggiorno sarà necessario creare esperienze da offrire al cliente. Quali possono essere: shopping experience, ovvero entrare in contatto con le realtà locali, siano essi prodotti tipici o brand di artigianato; cooking class, coinvolgendo i clienti e regalando ad essi nuove conoscenze nell’ambito culinario; lo stesso vale per le farming experience, mettendo a disposizione agriturismi o vere e proprie fattore. Queste sono solo alcune delle infinite possibilità.
Atto finale del neverending tourism è il servizio post-viaggio. Tramite l’e-commerce, verranno proposti i vari prodotti enogastronomici o artigianali del territorio. Non è da sottovalutare, poiché anche in tale maniera si crea engagement extra-vacanza capace di raggiungere altri utenti e di costituire un turismo motivazionale e sensibile. Dati alla mano, l’esperienza, quale olistica value proposition, è la tendenza del turismo a partire dal 2020 e, come conferma Il Sole 24ore, «l’offerta digitale nell’anno peggiore per i viaggi ha consentito di raddoppiare la base di clienti e di limitare il calo delle prenotazioni». Non solo, Giuliano Noce, in un interessante articolo apparso sul Corriere della Sera, riprende gli studi del Politecnico di Milano, sostenendo che ad una trasformazione in senso digitale della società conseguirà «un effetto indotto di forza modificatrice dell’offerta turistica» in funzione di wellbeing, sostenibilità, ed esperienze emozionali.
L’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo, oltre ad essere il punto di riferimento per le imprese turistiche che vogliano muoversi verso una maggiore digitalizzazione, annovera il neverending tourism quale nuovo trend emergente. Le ricerche dell’Osservatorio si basano su case study ed interviste rivolte sia al settore alberghiero che extra-alberghiero.
È proprio nelle parole della Direttrice, Eleonora Lorenzin, che si sottolinea la relazione forte tra smart working e i nuovi trend del turismo. Infatti, oltre al neverending tourism, altre tipologie di soggiorno si stanno via via affermando, come ad esempio il working holiday o vacation.
In conclusione si può affermare che il settore terziario stia prendendo le mosse verso una maggiore digitalizzazione, la quale aprirebbe la strada non solo al sopra citato turismo senza fine, ma anche, e nel caso di Apt24 soprattutto, alla possibilità, avvertita come necessità, di ricercare affitti a breve termine per poter usufruire dello smart working senza negarsi il piacere di una vacanza. viaggi ha consentito di raddoppiare la base di clienti e di limitare il calo delle prenotazioni». Non solo, Giuliano Noce, in un interessante articolo apparso sul Corriere della Sera, riprende gli studi del Politecnico di Milano, sostenendo che ad una trasformazione in senso digitale della società conseguirà «un effetto indotto di forza modificatrice dell’offerta turistica» in funzione di wellbeing, sostenibilità, ed esperienze emozionali.