SOUTH WORKING, La rivoluzione silenziosa delle province italiane.

Il concetto di “south working” nasce da un gruppo di giovani neo laureati under 30 di Palermo che, con questo termine , identificano l’abbandono delle città del nord da parte di molti lavoratori meridionali al fine di rientrare nelle proprie case al sud Italia ( a fini di studio o lavorativi ).
Gli stessi hanno ideato un’ organizzazione no-profit, (progetto di Global Shapers Palermo Hub), attraverso la quale offrire diversi servizi. Per esempio  creare nuove policy aziendali per le imprese che decidano di adottare lo smart working e offrire un aiuto ai lavoratori intenzionati a lavorare da “casa” ( Smartworking) per aziende del Nord Italia.
Per questo collaboriamo da diversi anni con strutture ricettive del sud Italia al fine di offrire sistemazioni adatte al lavoro da casa a tutte quelle persone che per qualsiasi motivo non possano rientrare nelle abitazioni di famiglia o abbiano comunque necessità disporre di uno spazio attrezzato e riservato per le proprie esigenze.
In poche parole parlare di south working significa fare riferimento a quel fenomeno, iniziato in primavera 2020, di giovani lavoratori che abbandonano le città del nord per rientrare nelle case di famiglia  in meridione e continuare a lavorare in smart working.
Secondo i dati dell’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, solo tra il 2002 e il 2017 sono stati 2 milioni gli italiani che dal Sud si sono trasferiti al Nord del Paese. Capiamo quindi che se il fenomeno “south working” dovesse perdurare anche post covid-19, sarebbe destinato a sconvolgere nel bene o nel male, oltre al mercato del lavoro, anche l’insieme di quelle attività che ruotano attorno a tutte le persone che per motivi di impiego o di studio sono state costrette a trasferirsi a vivere nel settentrione.
Infatti molti sindaci del nord si stanno preoccupando delle ripercussioni negative che si stanno già manifestando nelle proprie città. La crisi della realtà immobiliare collegata agli affitti, la drastica riduzione di lavoro di tutte quelle attività legate alla vita di uffici svuotati,e i mancati introiti dei locali che ruotano intorno agli ecosistemi universitari sono solo alcune delle conseguenze a cui stiamo assistendo. 
È stato anche fatto notare che svuotare le aziende più innovative d’Italia (raggruppate soprattutto tra Milano e Torino) dei dipendenti più qualificati potrebbe portare inevitabilmente a un rallentamento dello sviluppo economico-tecnologico. 
Un altro aspetto negativo che riteniamo vada considerato è la possibile riformulazione di stupendi e salari da parte delle aziende che si servono del lavoro da casa. Gli emolumenti lavorativi sono calcolati in base al costo della vita, quindi pensare di trasferirsi al sud dove  la vita ha un costo minore per aver a disposizione più denaro, potrebbe essere un ragionamento sbagliato sul lungo termine.
Negli Stati Uniti l’azienda Facebook ha diminuito lo stipendio dei dipendenti che hanno scelto di stare a casa. Certamente in Italia abbiamo contratti,  associazioni di categoria e sindacati che tutelano lavoratori e salari ma la questione rimane aperta.
Ovviamente esiste anche l’altra faccia della medaglia che mette in luce i molti aspetti positivi dello south working.
Il primo aspetto è di carattere generale ed è riferito all’aumento della qualità della vita dei dipendenti che sono liberi di lavorare nell’intimità della propria casa oltre che di rimanere vicini alle loro famiglie.
In secondo luogo permetterebbe di ripopolare città e paesi che negli ultimi decenni si sono visti svuotare dei propri giovani.
In aggiunta darebbe una possibilità a tutte quelle persone che non riescono a trovare un lavoro nel mezzogiorno, e che non possono trasferirsi al nord ,di trovare un’occupazione in aziende del settentrione.
Le prospettive?
Sono ancora decisamente incerte. Secondo alcuni Studi condotti negli Stati Uniti il lavoro da casa, che prima della pandemia caratterizzava l’1% dei lavoratori, passerà al 40%.
Quello che poteva essere un fenomeno momentaneo legato appunto al subito dopo la fine dei mesi di lockdown si sta prolungando, anche perché i datori di lavoro risparmiano sui costi e i lavoratori apprezzano l’ equilibrio tra vita privata e lavoro a cui difficilmente sapranno rinunciare anche in futuro. 
Bisognerà capire se il lavoro da casa saprà conciliarsi oltre che con la produttività anche con l’innovazione. E questo sarà a nostro parere l’ago della bilancia per comprendere se città come Milano e Torino torneranno ad essere quei luoghi un po’ caotici ma pieni di vita ed energia che in fin dei conti mancano a noi tutti.
Per questo collaboriamo da diversi anni con strutture ricettive del sud Italia al fine di offrire sistemazioni adatte al lavoro da casa a tutte quelle persone che per qualsiasi motivo non possano rientrare nelle abitazioni di famiglia o abbiano comunque necessità disporre di uno spazio attrezzato e riservato per le proprie esigenze.